“Aiuto c’ho la posta intasata”. Avessimo udito una frase siffatta negli anni ’80 ’90 avremmo certo dato del pirla al nostro interlocutore con una risposta laconica del tipo: “Eh. Svuotala!” Riferendoci chiaramente alla buca delle lettere che già nel nostro immaginario si profilava come un contenitore pieno di volantini e pieghevoli di centri commerciali ed inviti a ravvedersi, ché la fine del mondo sarebbe avvenuta da lì a poco. Interessanti gli anni ’80 e ’90.
Oggi affermare che si ha la posta elettronica è quasi la normalità. Chi vi scrive è riuscito a riempire per ben due volte una casella di 15 GB. Motivo? Non elimino quasi nulla. Una brutta abitudine dettata dal fatto che in Italia è meglio conservare tutto per almeno cinque anni, giusto il tempo di raggiungere la prescrizione per qualunque contestazione amministrativa (articolo 18 della Legge numero 689/81).
Va bene conservare, ma quello che non serve va cestinato e allora o si prende la buona abitudine di cancellare inutili promozioni, le email con molti MegaByte di allegato che ti invita ad una dubbia conferenza dal titlo “Salviamo il cimice del Guangzhou” oppure ti affidi ad un servizio intelligente che impari in base all’uso che fai della tua casella di posta elettronica ciò che è importante e ciò che non lo è.
Esiste davvero un servizio così ganzo? Si. Lo fornisce Google e si chiama Gsuite e racchiude oltre ad un servizio intelligente di posta elettronica assieme ad una serie di altri servizi (Documenti, Chat, Calendario e altro) al costo di 40,00 € all’anno per ogni casella personalizzata sul proprio dominio. Un’inezia se paragonata ai vantaggi ricevuti. Utilizzare la caselle business di Google significa risparmiare almeno una decina di ore l’anno solo per organizzare la posta elettronica nel proprio programma di posta elettronica a fronte del costo di una pizza (margherita con solo acqua da bere) in famiglia.